Your favourite collection of artistic suggestions.
Un pò arte, un pò eventi, cose note e cose meno. Suggerimenti o fonti di ispirazione.

martedì 22 dicembre 2020

Santa clausura, film adatto all'occasione


Visto che per diversi giorni (consultare attentamente il calendario per sapere esattamente quali)
si sarà costretti a stare praticamente chiusi in casa, mi è capitato di trovare su youtube un film d'annata che sembra fatto apposta. Eccezionalmente lo posto qui.
Il protagonista è Vincent Price, la casa, almeno per quanto riguarda gli esterni, è di Frank Lloyd Wright (Ennis House, a Los Angeles)


◉ La Casa dei Fantasmi ✘ Film Completo 1958 ★by  Hollywood Cinex ™ Vince...

sabato 12 dicembre 2020

Spunti per una proposta: La Rotonda del Cagnola come Museo e polo di arte contemporanea.

Nella provincia di Como un po' tutti dovrebbero conoscere quella villa di Inverigo, costruita nei primi decenni dell'Ottocento dall'architetto Luigi Cagnola come propria residenza, nota come "La Rotonda". 

Ci sono diverse altre ville imponenti in quest'area collinare e nella stessa Inverigo, la Rotonda ha però caratteri, nella collocazione scenografica e nel progetto architettonico coerente (frutto di una concezione unitaria e non il risultato di successive addizioni), che la rendono un caso senza confronti, in zona, di edificio pensato come monumento, quasi come fosse un tempio o un mausoleo.

Nella storia la villa è stata criticata da molti come espressione della megalomania del suo costruttore (un peccato, va detto, molto disdicevole per la peculiare mentalità di questo angolo di Lombardia), ma forse potrebbe essere anche il momento di rivalutarla, con una visione un po' più aggiornata di quale possa essere il valore di un monumento o un'opera d'arte ambiziosa:  è stata realizzata da un uomo per sé stesso ma gli sopravvive e alla fine può essere vista come un dono per un territorio, un prodotto dell'immaginazione materializzato e diventato elemento caratterizzante del paesaggio.

L'architettura della villa è visionaria: ai caratteri neoclassici si sovrappongono elementi che hanno altre fonti di ispirazione, come il bugnato delle pareti (di aspetto, piuttosto, rinascimentale), i telamoni, i grandi scaloni rampanti che ricordano certe incisioni di Piranesi (Cagnola del resto non fu autore solo del rigorosamente neoclassico Arco della Pace ma anche di altri edifici dall'aspetto composito e fantasioso, come il campanile di Urgnano, in provincia di Bergamo). 

Dall'esterno la cupola sembra un osservatorio astronomico e la Rotonda spicca sulla cima della collina, visibile da lontano, come fosse un faro.

La villa è fin dal dopoguerra di proprietà della fondazione creata da don Carlo Gnocchi e per anni fu adibita a casa di cura; attualmente, a parte l'ala più recente che le è stata costruita, nel frattempo, accanto, è di fatto inutilizzata, non rispettando più le norme di sicurezza per stabili ad uso ospedaliero o per uffici. 

L'unico utilizzo possibile, quello che viene automatico immaginare, per il futuro di questo monumento, è, mi pare, quello museale.

Un museo in questa parte della provincia di Como, del resto, non c'è, quindi ecco quale sarebbe il mio suggerimento: potrebbe nascere, ovviamente con il consenso della proprietà attuale, sotto forma di fondazione partecipata dai vari comuni della zona; non dovrebbe essere un museo comunale di Inverigo ma il polo culturale di riferimento per la Brianza comasca.

Come idea di massima ritengo che una parte del museo potrebbe essere dedicata a raccontare la storia stessa della villa e dei suoi proprietari (dal Cagnola e i suoi progetti all'idea della casa dei mutilatini di Carlo Gnocchi), un'altra potrebbe essere adibita a conservare ed esporre collezioni provenienti dal territorio circostante e a presentare il patrimonio storico artistico locale. Soprattutto, però, l'attività principale cui destinare la parte più ampia dell'edificio dovrebbe essere la realizzazione di mostre di arte, prevalentemente contemporanea e di rilievo internazionale.

Sulla base delle considerazioni che ho espresso non penso, quindi, a qualcosa di simile al museo del territorio di Vimercate, anche se potrebbe in parte svolgere un ruolo analogo, ma piuttosto avrei in mente come modello i musei del Mendrisiotto, che ospitano mostre di caratura europea (noto, di passaggio, che la villa che ospita il museo Vela ha alcune affinità con la villa di Inverigo). Forse, rispetto ai menzionati musei ticinesi, qui sarebbe preferibile dare un maggiore spazio all'arte contemporanea ed a operazioni site specific realizzate da artisti affermati. Il salone centrale della villa e i giardini sarebbero poi magnifici scenari per ospitare eventi che alla sperimentazione artistica in campo visivo associno forme di ricerca che coinvolgano altri sensi, come la musica, il suono o la danza.

venerdì 11 dicembre 2020

Lucomagno project. 5 novembre.

Lucomagno project, 26 settembre

Lucomagno project, inizio settembre

Lucomagno Project

 Quest'estate, pochi mesi fa, in cerca di posti dove fare passeggiate in montagna senza andare troppo lontano, ho "scoperto" il passo del Lucomagno, un luogo dove ero certo già stato ma che non ricordavo.

Tra le cose che mi hanno colpito di questo posto, in particolare della parte circostante il lago di Santa Maria, la principale è stata il suo variare: in maniera più o meno marcata, ogni volta che ci sono stato ho notato delle sensibili differenze, a partire dal livello del lago artificiale, sempre un po' diverso. Data l'altitudine, e il suo essere un passaggio tra due valli orientato lungo la direttrice nord - sud, il clima è mutevole anche d'estate, ma con lo scorrere delle stagioni i cambiamenti, anche in pochi giorni, diventano spettacolari.

Da queste osservazioni è nata l'idea di documentare le trasformazioni di questo luogo, le diverse atmosfere che vi si possono respirare, cercando di renderne quella sensazione di vitalità in continuo movimento, qualcosa che coinvolge tutti gli elementi della natura, viventi (animali e vegetazione) o no (acqua e neve in primo luogo).

La clausura di questi mesi ha interrotto anche questo progetto, nel frattempo pubblico un po' di immagini scattate precedentemente.

Queste sono del 10 agosto circa:



sabato 5 dicembre 2020

Appunti per il Dopo

Se l'arrivo di questa pandemia (un fenomeno naturale, in fondo, per quanto raro) ci ha obbligati a sconvolgere le nostre abitudini e ha stimolato la diffusione di  modi nuovi per comunicare, per aggirare i limiti agli spostamenti e ai contatti, bisognerebbe, credo, sempre ricordarsi che questa è una realtà provvisoria: importante non è tanto trovare soluzioni per una vita  dettata dalla situazione contingente, condizionata dalla distanza, dal non poter respirare la stessa aria, in cui molte iniziative cui ci dobbiamo adattare, come il seguire corsi o visitare mostre virtualmente, tramite pc, sono esperienze inevitabilmente sgradevoli, non desiderabili in una situazione di libertà. Più importante sarebbe, quindi, cominciare a pensare al Dopo: come ricostruire e ricominciare, eventualmente innovando, quando si potrà riprendere non solo la socialità e il contatto fisico, vittime dirette del virus, ma anche il diritto di muoversi in solitudine, che per regole discutibili ha finito per essere vittima a sua volta, forse senza che ce ne fosse davvero il bisogno.

Si è molto scritto che dalla pandemia si può imparare... non so e non mi farei troppe illusioni: continuo a credere che se non ci fosse stata sarebbe stato meglio. Una cosa che potrebbe suggerire delle riflessioni, però, la vedo nell'esperienza del confinamento e nell'essere tornati all'era dei comuni, in cui dei limiti amministrativi dei quali non ci siamo mai interessati nella nostra vita sono tornati ad essere frontiere invalicabili, il confine del mondo fisicamente esplorabile. Nei comuni minori, nelle aree gravitanti attorno ai capoluoghi, ci si è forse resi conto di quanto povera sia l'offerta di risorse culturali ed anche di vita sociale e civica: il Dopo sarà, spero, senza frontiere e potremo muoverci dovunque vorremo, ma l'idea di cercare, anche nel piccolo dei centri periferici, di rendere vivi anche luoghi vicini a dove risiediamo, di collaborare per valorizzarli, potrebbe essere l'inaspettata reazione positiva alla nostra brutta esperienza.